BIOGRAPHY

 

 

Born in Italy, Reggio Emilia, in 1962, I attended a set design course at Istituto d'Arte di Parma, and later a training course at the UNFAS Academy before leaving to London where I studied haircut techniques at Vidal Sassoon.

From January 1986 with Aldo Coppola until 1999.

From 1992 to 1996, I lived in Paris where I was also represented by Amelie Dubrule and collaborated with Tyen on a permanent basis.

From 1999 to 2011:  Victoria’s in Milan.

From September 2011 to date: W-M Management in Milan

 

 

 

BIO
My way.

Making look natural what is apparently impossible: the meaning of being flabbergasted.

Summarize myself: living while working. 

I often thought that my job is both a means and an end: the means through which ideas come to life to make a thought, an atmosphere or an emotion materialise immediately. 

If I think of my editorials, my works for Vogue, WWD, Amica, GQ, Icon, VanityFair, Grazia, Interview and the other glamorous magazines, or what I did in Paris for the covers of Madame Figaro, the ads for Dior’s make-up line, the bright golden hue of the model for the “Tendre Poison” advert,  and Monica Bellucci’s iconic beauty, I cannot help thinking about my evergreen rules: use hair as if it were matter and make it look alive. Whether a wavy or a versatile construction, hairstyling can create a frame, an atmosphere, a moment in time and an image that tells a story.

Yes, the years gone by have allowed my style to become recognizable and contemporary: whether beautiful or grotesque, exactly like it happens to a canvas, hairstyling must be given its harmony, a frame with highlighted details inside and yet be easy to understand also to the people in the streets all over the world. 

Although a photograph is still, one must be able to keep its tridimensionality in motion. I am thinking of the texture, volume and movement of Olive Oyl’s bun in the iconic ad for Moschino’s “Cheap & Chic” fragrance.

Sometime, I just happen to wonder whether my waves, or as I call them “pleats”, come from an old doll, a femme fatale, or just a gust of wind from the street.

Styling someone’s hair identifies a persona, a moment in time or status and again references to a certain age, but also to creativity or the potential for disruption that a visual message entails.

If you had styled Trudie Styler for four years, and ended up by working for her husband Sting too; well, you would understand what it means an adamant mix between life and art.

People & celebrities I often had met and sometimes befriended after the fashion shows or the campaigns done for Lacroix, Versace, Dior, Armani, Missoni, Ferragamo, Mugler, Max Mara, Mattiolo, Ferrè, Valentino, Lanvin, Mila Shon, Balenciaga and many others always  agreed on what I constantly try to find: the perfect match between becoming a brand icon and keeping one’s identity crystal clear.

The greatest top models I worked for: Marpessa, Simonetta Gianfelici, Milla Jovovich, Benedetta Barzini, Verushka, Linda Evangelista, Marisa Berenson, Jasime Le Bon, Jasmeen Ghaury, Carla Bruni, Naomi Campbell, Nadjia Auermann, Amber Valletta, Nadege, Maria Carla Boscono, Shalom, Cindy Crawford, Elle McPherson, Estelle, Tatiana Patiz, Kristen McMenamy or Claudia Shiffer have always lent to fashion designers their persona and yet they had been constantly aware that keeping their iconic identity fully recognizable had to be a must, over and beyond their transient and ad-hoc super-performances.

My background as a stage designer allowed me to learn, with the help  of my Master Aldo Coppola and my artistic guide Julien d’Ys,  and understand to the fullest what I was required to deliver to great photographers, such as Guy Bourdin, Giovanni Gastel, Patrick Demarchelier, Herb Ritts, David Bailey, Water Chin, Renato Grignaschi, Oliviero Toscani, Gian Paolo Barbieri, Aldo Fallai, Mariano Vivanco, Tyen, Dominique Isserman, Annie Leibovitz, Fabrizio Ferri, Toni Meneguzzo, Uli Weber, Berry Lategan: one clik, one story.

Yet, there are plenty of stories to be told in commercials, like the one for the launch of Vanity Fair Italy directed by Roman Polansky and starring Emmanuelle Seigner, or the Campari Experience commercial: two jobs of the past I still treasure.

Women are stories too: Diana Ross, LaToya Jackson, Mariah Carey, Ewa Froling, Valeria Golino, Luisa Ranieri, Violante Placido, Amina Kashoggi, Patty Pravo or Cheryl Cole to name but a few, through music, cinema or simply their peculiar talent and charisma made it to the limelight and are much loved by all.

In my way, together with others, I work to create trends that can become souvenirs of beauty.

 

 

 

 

CV

Nato in Italia, a Reggio Emilia, nel 1962, studio scenografia presso l'Istituto d'Arte di Parma, poi all’Accademia UNFAS prima di partire per Londra a studiare tecnica di taglio da Vidal Sassoon.

Nel gennaio 1986 entro nel team di Aldo Coppola, con cui collaboro fino al 1999. 

Dal 1992 al 1996 vivo a Parigi, dove sono anche rappresentato da Amelie Dubrule e divento collaboratore fisso di Tyen.

Dal 1999 al 2011 collaboro con l’agenzia Victoria’s di Milano.

Dal settembre 2011 collaboro con l’agenzia di Milano W-M Management

 

BIO

A modo mio.

Rendere naturale ciò che è apparentemente impossibile: il senso della sorpresa.

Riassumersi: vivere lavorando.

Ho spesso pensato che il mio lavoro fosse un mezzo e un fine insieme: un mezzo attraverso il quale far materializzare le idee con il fine di rendere immediato un pensiero, un’atmosfera o un’emozione.

Se penso ai miei editoriali, ai servizi su Vogue, WWD, Amica, GQ, Icon, VanityFair, Grazia, Interview o su molte altre fra le testate piu glamour del mondo e, ad esempio, ai miei lavori di Parigi per le copertine di Madame Figaro, e le pubblicità del maquillage Dior, oppure alla chioma bionda della modella della pubblicità di “Tendre Poison” e alla bellezza iconica di Monica Bellucci, o alla campagna Damiani con Isabella Rossellini, mi ritornano in mente i pensieri che mi hanno sempre guidato: uso i capelli come una materia e li rendo vivi. Possono divenire onde o una costruzione versatile. Uso i capelli per creare una cornice, un’atmosfera, un tempo e un’immagine che sia il racconto di una storia.

Sì, gli anni trascorsi, hanno permesso al mio stile di acquisire riconoscibilità e contemporaneità: che sia bella o grottesca, come accade per una tela, la pettinatura deve avere un’armonia, una cornice che racchiude dettagli da guardare, ma che sia comprensibile anche a coloro che camminano nelle strade del mondo.

Benché l’immagine di una fotografia sia immobile, occorre riuscire a mantenere la tridimensionalità del movimento. Penso alla corposità dello chignon di Olivia nell'iconica pubblicità del profumo di Moschino, “Cheap & Chic”.

A volte, mi chiedo se le mie “pleats”, siano quelle di una vecchia bambola, di una femme fatale o un alito di glamour notato per strada.

Lo stile scelto per un’acconciatura identifica la persona, il suo tempo e lo status, i riferimenti all’epoca, alla creatività e alla potenziale distruttività di un messaggio.

Se per quattro anni ti occupi dell’hair-styling di Trudoe Styler, finisci anche per lavorare per suo marito Sting e comprendi che cosa significhi la fermezza di un sodalizio fra arte e vita.

Persone & personaggi, incontrati e divenuti talvolta amici, dopo le sfilate o le campagne di Lacroix, Versace, Dior, Armani, Missoni, Ferragamo, Mugler, Max Mara, Mattiolo, Ferrè, Valentino, Lanvin, Mila Shon, Balenciaga e molti altri.

Per loro, ho sempre cercato il connubio fra l’incarnare un brand e il conservare un’identità riconoscibile.

Le grandi top model con cui ho lavorato: Marpessa, Benedetta Barzini, Verushka, Linda Evangelista, Marisa Berenson, Jasmine Le Bon, Jasmeen Ghaury,  Carla Bruni, Naomi Campbell, Nadjia Auermann, Amber Valletta, Nadege, Shalom, Cindy Crawford, Elle McPherson, Estelle, Tatiana Patiz, Kristen McMenamy o Claudia Shiffer hanno prestato agli stilisti la loro personalità, che doveva tuttavia rimanere sempre intatta, iconica e andare oltre le loro interpretazioni del momento.

La mia formazione come scenografo mi ha permesso di imparare, con l’aiuto di un grande maestro come Aldo Coppola e un riferimento artistico come Julien d’Ys,  a capire il senso profondo di ciò che richiedevano da me i grandi fotografi quali Guy Bourdin, Giovanni Gastel, Patrick Demarchelier, Herb Ritts, David Bailey, Water Chin, Renato Grignaschi, Oliviero Toscani, Gian Paolo Barbieri, Aldo Fallai, Mariano Vivanco, Tyen, Dominique Isserman, Annie Leibovitz, Fabrizio Ferri, Toni Meneguzzo, Uli Weber, Berry Lategan: uno scatto, una storia.

Ma anche un commercial è una storia, come quello per il lancio di Vanity Fair in Italia firmato Roman Polanski, con Emmanuelle Seigner o quello di Campari Experience due esperienze che mi sono particolarmente care delle tante di questi anni.

Così come sono storie le donne come Diana Ross, LaToya Jackson, Mariah Carey, Valeria Golino, Ewa Froling, Luisa Ranieri, Violante Placido, Patty Pravo, Amina Kashoggi  o Cheryl Cole che attraverso la musica, il cinema o il lavoro, hanno saputo dare la giusta importanza alla loro singolarità, al talento e al carisma che le rende così uniche eppure così amate da tutti.

A modo mio, insieme agli altri, lavoro per creare tendenze che si trasformino nel ricordo della bellezza.